Adrien Dubois, gentiluomo di origine francese, tra gli uomini più ricchi e influenti di tutto il Regno Unito, viveva in una antica dimora che si affacciava sulla scogliera della Cornovaglia, con la sola compagnia di un maggiordomo e dei suoi cani. Invidiato da tutti per le sue fortune di cui faceva continua e compiaciuta mostra, era considerato un tipo eccentrico e stravagante per via soprattutto della sua grande passione per gli oggetti più strani che ricercava quasi ossessivamente in ogni dove.

Era l'autunno del 1842 e Adrien Dubois si aggirava tra i vicoli di un piccolo paesino della Provenza, dove si era recato per arricchire la sua collezione. Da alcune ricerche fatte, aveva, infatti, appreso che in quel luogo si trovava un antiquario famoso per gli oggetti esotici e bizzarri che vendeva. Erano, ormai, diverse ore che vagava senza riuscire a trovare la bottega. Gli sembrava di girare in tondo e di tornare sempre al punto di partenza. Tutto era avvolto da una nebbia sottile e sinistra che lo faceva rabbrividire ad ogni passo. Ad un tratto, gli sembrò di scorgere la luce di un lume provenire da una piccola porta a vetri. Si avvicinò, guardò all'interno e vide un ometto canuto e ingobbito. 

Dubois entrò e il vecchio, alzando lo sguardo su di lui, gli sorrise sornione.

- Finalmente, era ora! E' da un bel pò che l'aspetto- disse.

Dubois era sconcertato. Come poteva sapere quell'uomo che lui sarebbe arrivato? E cosa intendeva quando diceva che lo stava aspettando?

Come se gli avesse letto nel pensiero, l'antiquario gli mise una mano sulla spalla e lo sospinse fino a un angolo della bottega,

aprì uno scrigno e gli consegnò una bottiglia d'argento brunito. 

Il gentiluomo era sempre più perplesso.

 Questa volta, il vecchio gli spiegò.

Quella era una bottiglia a dir poco particolare, un oggetto che pochi potevano dire di aver posseduto. Al suo interno c'era un diavolo che avrebbe esaudito tutti i suoi desideri. C'erano, però, delle cose che chi comprava la bottiglia doveva necessariamente conoscere: se uno moriva prima di averla rivenduta sarebbe

andato all'inferno; la bottiglia doveva essere rivenduta a un prezzo inferiore a quello a cui la si era comprata, altrimenti sarebbe tornata indietro; era infrangibile e non vi era modo di romperla o di distruggerla.

 Dubois, come stregato, pagò il prezzo richiesto dal vecchio e fece ritorno in Cornovaglia.

 Seduto davanti al caminetto, con la bottiglia tra le mani, pensò di provare se quel che gli aveva detto l'antiquario fosse vero.

Aveva un grande desiderio. Per quanto ricco fosse, gli mancava la cosa più importante e preziosa: l'amore incondizionato di una moglie, l'affetto dei figli, il calore di una vera famiglia.

Aprì allora la bottiglia. Ne uscì, tra spire di fumo rosso e grigio un omino strano, quasi buffo, con tanto di forcone e corna, ma certo non somigliante a tutte le raffigurazioni di diavoli e demoni che Dubois aveva visto. Non era certo così che pensava fosse fatto il diavolo.  Fatte che ebbe queste considerazioni,   espresse il suo desiderio. In un baleno lo vide realizzato.

Si ritrovò la casa invasa da quattro bambini festanti e da una bellissima donna dallo sguardo dolce e dal sorriso amorevole. 

Ebbe tutto quel che desiderava da sempre.

Il tempo passò e Dubois invecchiò sereno. Aveva dimenticato la bottiglia e gli avvertimenti dell'antiquario. Solo quando fu sul punto di morire gliene sovvenne. Chiamò i suoi figli e raccontò loro tutta la storia.

Non poteva lasciare in eredità la bottiglia a nessuno di loro. Avrebbe dovuto venderla e a un prezzo inferiore a quello che aveva a suo tempo pagato. Certo non si poteva rivenderla al  vecchio antiquario che doveva essere morto ormai da tempo. 

 Il maggiore dei suoi figli si offrì di cercare un acquirente. Il padre acconsentì e gli diede la bottiglia. Uscito di casa, però, il giovane venne preso dal desiderio di vedere se la bottiglia contenesse davvero un diavolo in grado di esaudire ogni suo desiderio.