
L'opinione pubblica ha sempre giocato un ruolo fondamentale in qualunque scelta bellica, ma l'opinione pubblica del Novecento, a seguito dell’incremento demografico, dell’evoluzione sociale, economica e politica, assume una dimensione e un’importanza maggiore rispetto al passato.
Il primo conflitto mondiale è il primo conflitto totale o “di massa” che non vede impiegati solo gli eserciti ma le stesse popolazioni civile, coinvolgendo e sconvolgendo la vita stessa degli Stati coinvolti in tutti i suoi aspetti.
Per reggere l’impegno in una simile guerra diventa necessario che il c.d. “fronte interno” e cioè l’intera società coinvolta nello sforzo bellico, comprenda e sostenga le ragioni del conflitto.
Si diffonde così come strumento bellico la comunicazione mirata o propaganda.
Non si tratta di un’arma inedita ma la eccezionale quantità di uomini sotto le armi ed il conseguente grado di coinvolgimento delle nazioni nel conflitto rendono necessario per i governi rivolgersi ai propri cittadini e soldati con tutti i mezzi che la modernità mette a loro disposizione
Il ruolo della comunicazione risulta, infatti, decisivo nell’orientamento dell’opinione pubblica in relazione a obiettivi vitali come ottenere il consenso popolare e spingere i cittadini ad accettare sacrifici o a sostenere lo sforzo bellico sottoscrivendo prestiti di guerra per finanziare le spese militari, difendere la propria causa presso altre nazioni, esaltare le ragioni della lotta, indebolire il morale nemico e sollevare quello dei propri soldati, celebrandone il patriottismo e l’eroismo.
Con la Grande Guerra, grazie al contesto di grande mobilitazione, la comunicazione diventa uno strumento potentissimo nelle mani dei governi, che promuovono iniziative e organismi appositi, coinvolgendo intellettuali e giornalisti, utilizzando le tecnologie più avanzate e cercando di trasformare per la prima volta i mezzi di comunicazione- radio, giornali, manifesti pubblicitari, vignette satiriche, locandine di quotidiani, cartoline postali, cinema- in “armi di persuasione di massa”.
La prima fase della guerra è contrassegnata dalla collaborazione tra governi e stampa, che sostituisce l’informazione con esortazioni al combattimento e insulti al nemico, cronache immaginose e illusioni di vittoria. Ma subito un nuovo mezzo è pronto a inondare la scena. I pamphlets scritti pubblicati perlopiù in formato minuscolo (fascicoletti, volantini, pieghevoli) destinati a rafforzare la presa sull’opinione pubblica e contemporaneamente diffondere le proprie argomentazioni presso i paesi neutrali. Sono i tedeschi, all’inizio, i più svelti a raggiungere i paesi neutrali con questo tipo di pubblicazioni


Questo spaventa la propaganda britannica e la induce ad accelerare i tempi e a battere strade nuove, dal momento che i pamphlet rivelano presto i loro limiti di penetrazione, raggiungendo solo gli strati più alfabetizzati. Quando l’evento bellico si complica, imponendo l’appello a tutta la popolazione, in gran parte solo sommariamente alfabetizzata, emerge il potere sintetico e diretto della suggestione visiva e dello slogan. Sono quindi i manifesti e le cartoline postali a diventare lo strumento più importante ed efficace dell’attività propagandistica, ancor più dei film, che non assicurano ancora una presenza massiccia, sono più complessi da elaborare e richiedono una concentrazione maggiore.


Allo stesso tempo, le notizie provenienti dal fronte vengono sottoposte a una severa censura per evitare che possa essere messa in dubbio la necessità della guerra o la possibilità di successo del Paese.

Il ruolo riservato alla propaganda e le dimensioni dell'apparato persuasivo furono eccezionali in Inghilterra e Stati Uniti.

Negli Stati Uniti nel 1917 venne creato dal Presidente Wilson il Committee on Public Information (CPI), un'agenzia governativa che avrebbe dovuto influenzare l'opinione pubblica in direzione interventista con uno straordinario laboratorio per la produzione di lavori pubblicitari a livello locale, nazionale e internazionale e un apparato pubblicitario senza eguali. Il CPI riesce ad assumere oltre 75.000 “Four minute Men”, volontari opportunamente addestrati che pronunciavano discorsi spontanei, lunghi al massimo quattro minuti, per spiegare le ragioni dell'interventismo, e che, insieme ad alcuni dei più memorabili manifesti della guerra, hanno condotto gli Stati Uniti nel conflitto.


Nel Regno Unito, l’organo incaricato della Propaganda nazionale è chiamato in codice “Wellington House”, la sua esistenza infatti è un segreto. Si occupa di far pubblicare le idee nazionaliste e di aumentare il numero di arruolamenti (all’inizio la coscrizione non era obbligatoria).
Le azioni di guerra tedesche, come i raid aerei su Londra, gli attacchi navali, la guerra sottomarina, vengono sfruttate per accrescere l’unità nazionale e dipingere il nemico come un misto di codardia e bestialità.
La propaganda inglese propone immagini semplici e persuasive.



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L'opinione pubblica ha sempre giocato un ruolo fondamentale in qualunque scelta bellica, ma l'opinione pubblica del Novecento, a seguito dell’incremento demografico, dell’evoluzione sociale, economica e politica, assume una dimensione e un’importanza maggiore rispetto al passato.
Il primo conflitto mondiale è il primo conflitto totale o “di massa” che non vede impiegati solo gli eserciti ma le stesse popolazioni civile, coinvolgendo e sconvolgendo la vita stessa degli Stati coinvolti in tutti i suoi aspetti.
Per reggere l’impegno in una simile guerra diventa necessario che il c.d. “fronte interno” e cioè l’intera società coinvolta nello sforzo bellico, comprenda e sostenga le ragioni del conflitto.
Si diffonde così come strumento bellico la comunicazione mirata o propaganda.
Non si tratta di un’arma inedita ma la eccezionale quantità di uomini sotto le armi ed il conseguente grado di coinvolgimento delle nazioni nel conflitto rendono necessario per i governi rivolgersi ai propri cittadini e soldati con tutti i mezzi che la modernità mette a loro disposizione
Il ruolo della comunicazione risulta, infatti, decisivo nell’orientamento dell’opinione pubblica in relazione a obiettivi vitali come ottenere il consenso popolare e spingere i cittadini ad accettare sacrifici o a sostenere lo sforzo bellico sottoscrivendo prestiti di guerra per finanziare le spese militari, difendere la propria causa presso altre nazioni, esaltare le ragioni della lotta, indebolire il morale nemico e sollevare quello dei propri soldati, celebrandone il patriottismo e l’eroismo.
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